Dentro al cono di luce
un nugolo di insetti sceneggiava il cortile, potevi affilare le dita per ogni azzardo del corpo con quell’aria da evaso del villeggiante d’autunno nell’ordine dismesso aperto alla battigia, la muta della notte nel ventre di falena sbatteva sul fanale e ci prendeva una stretta, una gioia da niente, il morso di scirocco d’un cardine battente. |
Equilibrista
Uno stelo di fumo avvolge la sua fune, ci camminai bendata quando il circo pronto per la partenza, chiudeva gli animali nelle gabbie lasciava terra alla periferia, il dono era un applauso di formica ritornata alla luce, gli spalti già smontati tintinnavano al freddo, piccole campanelle che annunciavano la fine della strada la caduta. Tesa sotto la corda per errore la tua rete di pescatore. |
Memoria del giudizio
Per la mascella inutile d’un lascito sporgente il morso sta nei denti del giudizio spicchi di pleistocene masticati a digiuno chicchi di oscenità che degradano piano verità che non miete nessun grano – Senti come cospira come scocca la violenza che siamo. – |
Gli orari ferroviari
Gli orari ferroviari sanno l’ora di ogni coincidenza non il tempo sospeso d’una casa accostata al chiasso del binario che mastica un silenzio gregario. Per il viaggio pagato l’attesa è un’evenienza che sale sul vagone in dissolvenza. |
Il rumore della notte II.
Oltre il girone del laminatoio la conchiglia del buio riecheggiava un canto di murena e l’eco ruzzolante d’altoforno mai spento. Nel sonno popolato da sirene che piegano le rotte, era quello, il rumore della notte. |
Notte del giudizio
Nei ballatoi niente che danzi cigola un’altalena il vento tenta una calligrafia scrive nei corridoi cerca l’uscita e niente niente che danzi in fondo ai ballatoi solo il brusìo del muro un volo di sentenze e di avvoltoi. |